martedì 15 maggio 2007

Il paese del Sorriso

C’era una volta, un paesino dalle casette tutte bianche con i tetti rossi e le aiuole piene di fiori.
I bambini giocavano felici nei giardini. Le nonne portavano i loro cagnolini a spasso. Le mamme cantavano contente nelle loro case, sbrigando le mille faccende giornaliere. Gli uccellini cinguettavano tutto il giorno e i piccolini nel nido con il loro cip, cip aspettavano ansiosi le mamme portatrici di bocconcini prelibati. I fiori nei giardini al primo spuntare del sole shiudevano le corolle ed ammiravano ogni giorno con rinnovato stupore il cielo.
Era veramente il paese del sorriso. Un giorno, un brutto giorno passò sopra quel paese una brutta nuvolaccia nera che vedendo tutta quell’allegria e quella pace idilliaca, provò un’invidia e una gelosia tremenda pervadere il suo nero cuore. Voglio vederli tristi e piangenti disse. Detto fatto, aprì le sue grandi ali e in un battibaleno il sole venne coperto e sul paesino scese il buio, più buio della notte. Ogni bambino ammutolì, gli uccellini si rifugiarono impauriti nei loro nidi, le nonnette con i loro cagnolini ritornarono con passi incerti nelle loro case, mentre tutti i fiorellini richiusero in fretta le corolle e piegarono tristi la testolina da un lato. Il mattino dopo i bambini appena desti, corsero alla finestra a scrutare il cielo, ma il sole non c’era. Rimasero tutto il giorno con i nasini appiccicati ai vetri a guardare la nuvolaccia nera che sembrava sogghignare contenta di tanta tristezza. Le nonnette accarezzavano dolcemente i cagnolini che guaivano disperati per la mancata passeggiatina. Gli uccellini non cinguettavano più e le loro mamme con quel buio pesto come la pece non potevano andare a trovare il cibo per i piccoli. I fiorellini, ormai senza speranza avevano reclinato il capino. Le mamme non cantavano più e guardavano con le lacrime agli occhi i visetti mesti dei loro bimbi. Molti giorni passarono in quel silenzioso grigiore. Ma un pomeriggio sorvolò il paese un bellissimo, Angelo dai lunghi capelli biondi, modellati. Gli occhi celesti, più celesti di un cielo sereno. Due grandissime ali bianche lo facevano fluttuare nell’aria come una Vela al vento. Intorno alla lunga tunica bianca, portava una spada d’argento con il fodero di Velluto Azzurro. Per questo era chiamato: “L’Angelo Azzurro”. Quest’Angelo, aveva avuto il compito dal buon Dio, di provvedere che sulla Terra tutto funzionasse bene e che tra gli uomini regnasse la pace. Quando l’ Angelo vide quel paese nel buio e nel silenzio più totale, cominciò a volare di qua e di là affannosamente per capire cosa mai era successo. Ad un tratto, sopra di lui, una risata cattiva sgangherata, gli fece alzare il capo. Solo allora si accorse della grande e brutta nuvola nera. “Togliti di qui, vai via, disse l’Angelo; Vai sopra le montagne dove non dai fastidio a nessuno. No, no, io voglio restare qui, mi piace stare qui e nessuno può mandarmi via, rispose la nuvola.L’Angelo Azzurro, volò dal “Buon Dio” e gli raccontò tutto. Alla fine chiese:”Cosa debbo fare Signore? Anche quella nuvolaccia fa parte del tuo Creato.Devi farla a fettuccine, rispose il Signore. Come? A fettuccine? Ripeté sbalordito l’Angelo. Ho detto a fettuccine. Hai la spada? Usala, comandò il signore.
L’Angelo Azzurro tornò sulla Terra e quando si trovò di fronte alla nuvola nera disse: “Per l’ultima volta ti ordino di andartene. Ah! Ah! Ah non me ne vado ridacchiò agguaiatamente la nuvola. L’Angelo allora, sguainò del fodero di Velluto Azzurro, la lunga spada d’argento e cominciò a menare fendenti. Il primo fendente, divise la nuvola a metà, poi la fece tutta a striscioline come coriandoli, anzi come fettuccine e tra quelle fettuccine entrarono i raggi del sole che in un attimo fecero sciogliere e svanire la cattiva nuvola. Il sole, con un largo sorriso, tornò a splendere sul paese.I bambini corsero di nuovo allegri a giocare nei giardini, le nonnette con i cagnolini ripresero le loro passeggiate, gli uccellini tornarono a cinguettare e i fiorellini rialzarono le testoline riaprendo le corolle al calore del sole. Il canto delle mamme risuonò ancora nelle case e tutto tornò come prima.Da allora niente turbò più la pace e la felicità del “Paese del Sorriso”.

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