martedì 8 maggio 2007

Come il bruco diventò lumaca

Cari bambini lo sapevate che la lumaca, prima di possedere quella graziosa casetta viaggiante, era un povero bruco con due antennine visive che gli servivano: per vedere i pericoli o scovare posticini per dei ghiotti pranzetti quotidiani, oppure per trovare un riparo ai rigori della notte?
Ebbene dicevo, che prima di avere l’abitazione addosso, questo bruchino era un vero tormentone, sia per la fauna, che per la flora dei boschi. Lo chiamavano:”Il bruco rompiscatole”. Avanzava , strisciando lentamente, cosicché, le tante piegoline che aveva intorno al corpo, si aprivano e si chiudevano come un organetto e la piccola testolina munita di antennine si muoveva a destra e a sinistra, come i tergicristalli delle macchine. Tutti gli animali e le piante dei boschi vedendolo arrivare dicevano: Eccolo, eccolo il rompiscatole senza casa! A chi chiederà ospitalità questa notte? Di solito il bruchino, bussava alla tana della talpa e questa che aveva il cuore buono non era capace di dirgli di no: poi il giorno che la talpa si sposò e mise su famiglia, non ci fu più posto per il povero bruco. Trovò per qualche notte, un rifugio nell’anfratto di un centenario albero scortecciato. Anche questo però era un rifugio provvisorio, perché molte sere, lo trovava occupato da formiche rosse, stizzose, oppure da mosche infreddolite e poco disposte a dividere il rifugio con lui. Cosi il povero bruco, ricominciava a girovagare alla disperata ricerca di una casa e molte sere, quando faceva buio si ritrovava solo, al freddo o sotto la pioggia.
Ogni anno, in un posto segreto agli uomini si teneva si tiene ancora, un raduno di tutti gli animali. Ogni specie di fauna è rappresentata dall’animale più vecchio,che espone i problemi del proprio gruppo. Il Capo Supremo è il leone, che, come saprete bambini, è da sempre il re della foresta, perché è il più forte e il più coraggioso di tutti gli animali. Si accovacciano tutti per terra, formando un grandissimo cerchio, al centro su di un tronco d’albero, siede il leone, che può con un volgere la testa, guardare tutti i suoi sudditi.Il giorno che interessa a noi, cominciò a parlare un vecchio cervo dal manto spelacchiato e grigio: aveva lo sguardo triste e stanco di chi ha visto molte, molte cose nella vita, belle e brutte. Quest’anno nella nostra famiglia, abbiamo avuto venti cervi morti ed appena quattro nascite. Dei venti cervi, solo cinque sono morti per cause naturali, gli altri, i più giovani, sono stati uccisi dai cacciatori. Il leone accigliato, si grattava pensieroso la lunga criniera rossa, poi disse: Tutti i cervi lascino immediatamente la “Montagna Nera” (così chiamata per delle rocce scure che sbucavano a migliaia dal terreno) e si rifugino al “Picco del Cielo” e nessun animale dovrà sostare e passare per la “Montagna Nera”. Ho detto! Urlò il leone, bettendo per terra un lungo bastone nodoso. Così sarà fatto! Risposero in coro i capi-gruppi, abbassando la testa in segno di rispetto. Vorrei esporre a “Sua, maestà” un caso veramente pietoso, disse la vocina di una grossa talpa. Era semisdraiata su di un fianco e la sua grossa pancia, si adagiava come un morbido cuscino sull’erba. Nella nostra zona c’è un bruchino che non ha casa e tutte le sere è alla disperata ricerca di un rifugio per passare la notte. Noi talpe e gli altri animali, qualche volta l’abbiamo ospitato, ma deve capire Maestà, sussurrò in tono di scusa la talpa, anche noi abbiamo le nostre famiglie e siamo gia in tanti!..Ci fu un lunghissimo silenzio, tutti guardavano speranzosi e fiduciosi il leone, che sembrava in difficoltà a trovare una qualsiasi soluzione. Infine quest’ultimo parlò:”Questo caso è alquanto complicato e non si può risolvere in quattro e quattr’otto. Ci rifletterò e quando avrò trovato una soluzione adeguata, convocherò tutti voi per una riunione straordinaria.
Si parlò di tante cose quella sera, poi all’imbrunire, il leone sciolse l’assemblea ed ognuno tornò alla propria casa. Per giorni e notti, nel folto della foresta, il leone pensava al bruchino a come poterlo aiutare. Camminava nervoso avanti e indietro, scuotendo il grosso testone, mentre la lunga coda folta accompagnava i suoi insoluti pensieri, spazzando come una scopa a destra e a sinistra tutto il terreno, coperto di fogliame.
Una sera più nervoso del solito si incamminò sopra pensiero, allontanandosi dalla foresta. Camminava, camminava si trovò davanti ad una distesa d’acqua. Questo è il mare pensò. Con passi felpati seguitò a camminare nel bagnasciuga. Le onde del mare lambivano la sabbia e le grosse zampe del leone e quando si ritraevano, restavano per un istante sulla rena bagnata le impronte leonine. Ad un tratto vide un oggetto affiorare dalla sabbia:”Era piccolo, rotondo fatto a spirale, aveva un bel colore bruno”. Lo raccolse e tastandolo con le zampe, si accorse che era molto resistente di materiale cartilaginoso. Lo esaminò attentamente e da una parte vide un buco che non aveva riscontro. Era come un vicolo cieco. Eureka! Ho trovato! Urlò per la gioia. Questa sarà la casa ideale per il bruchino. Ritorno nella foresta in un batter-baleno, sembrava avesse le ali. In quella notte molti animali udirono i ruggiti di felicità del Re della foresta e si domandarono il perché di tanta gioia. Il giorno dopo il leone, riunì in assemblea tutta la fauna. Quando tutti furono intorno a lui, mostrò orgoglioso l’oggetto trovato. Chiamò il bruchino, che intimorito per tanto onore, s’avvicinò e restò a dieci strisciate da lui. Vieni, vieni sulla mia zampa ordinò il leone con voce suadente. Entra in questo buco. Il bruchino cercò di infilarsi con la testa nella fessura di quella strana casa. No, no ammonì il leone, con il sedere devi entrare, altrimenti sarai ceco come una talpa! Dopo alcuni tentativi, il bruchino infilò la parte posteriore nel cunicolo, rimanendo fuori con la testa. Il leone ordinò! “Ora metti dentro anche la testa”. Il bruchino obbedì e si senti al riparo e al calduccio, proprio come stava nel ventre della mamma. Rimetti fuori la testa e striscia disse il leone. Strisciando con la metà del corpo anteriore, il bruco poteva vedere ogni cosa e meraviglia delle meraviglie la strana casa era sempre lì sopra di lui, viaggiava con lui. Ora disse il leone, non avrai più bisogno di nessuno. Questa sarà la tua casa e quando sarai stanco o pioverà o vedrai dei pericoli, non farai che ritrarre la testolina dentro al guscio e sarai al sicuro. Grazie tante bisbigliò commosso il bruchino con le lacrime agli occhi. Attraverso orgoglioso e dondolante, lo spazio che divideva “Sua Maestà” della fauna e tutti gli fecero ala, guardandolo curiosi con un pizzico di invidia. Ora cari bambini, quando vedrete una lumachina tra l’erba, magari tra le foglie d’insalata, non siate cattivi, non fatele male, se vi viene la tentazione di schiacciare quel guscio, ricordatevi del povero bruchino rompiscatole. Quel guscio è la sua casa.

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